Tinin Mantegazza
Tinin Mantegazza nasce a Varazze, in Liguria, il 20 febbraio 1931. Artista poliedrico, giornalista, scrittore, pittore, illustratore, regista, scenografo e organizzatore teatrale, ha dedicato ai ragazzi molti dei suoi progetti teatrali e televisivi.
Comincia prestissimo a disegnare sotto l’influenza del gruppo di autori del “Corriere dei Piccoli”.
Nel 1958 inizia la collaborazione con la RAI, dove darà vita ad alcune importanti produzioni televisive rivolte al pubblico dei ragazzi come “Le Telefiabe” e “L’albero azzurro”.
Negli anni ’60 fonda e dirige con la moglie Velia il CAB 64, una delle culle del cabaret milanese, nel quale si esibiscono tra i tanti Paolo Poli, Enzo Jannacci, Bruno Lauzi e gli allora esordienti Giorgio Gaber e il duo Cochi e Renato Nel 1977 dà vita all’ASTRA, Associazione del Teatro Ragazzi che raggruppa le più importanti compagnie italiane di teatro per l’infanzia.
Nel 1978 fonda a Milano il Teatro del Buratto, di cui ricordiamo lo storico spettacolo del 1983 “Quello Stolfo da Ferrara”, con testo di Raffaele Crovi, musiche originali di Franco Battiato e Giusto Pio e la regia di Velia Mantegazza. In quegli anni è direttore artistico del Teatro Verdi.
Dal 1983 dirige la rassegna di Teatro Ragazzi di Muggia.
Nel 1985 crea il pupazzo Dodò, protagonista della trasmissione Rai “L’albero azzurro”. Ha collaborato per oltre diciotto anni con Enzo Biagi e dal 1989 partecipa coi suoi disegni alla trasmissione quotidiana di Biagi “Il Fatto” in onda su Rai 1.
Da molti anni vive a Cesenatico, dove ha ideato negli anni sessanta con Mario Bedendo il “Premio Agrodolce” (per cui ha disegnato i coloratissimi manifesti) e dato il suo fondamentale apporto alla nascita del “Presepe della Marineria”.
Ha inoltre dato vita nel 1988 al Festival dei Burattini di Sorrivoli (Fc) e nel 1991 al Premio Nazionale “Ai bravi burattinai d’Italia” a Silvano d’Orba (AL).
Negli ultimi anni si dedica attivamente alla sua antica passione per il disegno e la pittura.
Negli anni ’90 ha donato all’Associazione Peppino Sarina – Amici del burattino di Tortona il suo fondo, che raccoglie oltre 500 pupazzi tra televisivi e teatrali e che costituisce una testimonianza fondamentale della fase di transizione del teatro di animazione italiano, dalla fine dell’epopea delle grandi famiglie della tradizione negli anni Cinquanta, alla ripresa negli anni Settanta con l’avvento del Teatro Ragazzi.