OMBRE

Il teatro d’ombre è apparentemente semplice. Una fonte luminosa puntiforme che proietta su un telo l’ombra di un oggetto o di una sagoma ritagliata. In realtà si tratta di una forma teatrale tecnicamente raffinata e complessa. Il teatro delle ombre è antichissimo e si ritiene sia nato in Oriente tra Cina e India intorno all’anno Mille. Da lì si è poi diffuso verso Occidente, in un percorso geografico che dall’Indonesia (il Wayang-kulit con le ombre in pelle) passa alla Cina con il suo teatro di sagome raffinatissime (l’espressione “ombre cinesi” definisce nella vulgata comune il teatro delle ombre), e da lì alla Turchia e Grecia (con il teatro popolare di Karagöz o Karaghiozis) fino ad arrivare alle ombre del celebre cabaret parigino “Chat noir”. In origine legato al culto dei morti, degli Inferi e delle divinità, il gioco con le ombre si è poi trasformato in rito profano e successivamente in arte teatrale popolare. Nelle forme tradizionali le ombre erano e sono ancora ricavate da pelli di animali, conciate, ritagliate, traforate e poi tinte con colori naturali. Sulle sagome vengono poi applicate delle stecche di legno che consentono al manipolatore di muoverle senza comparire nello schermo. In Oriente il teatro delle ombre (in specie nelle varie forme del Wayang) ha mantenuto connotati religiosi; le rappresentazioni assumono caratteri rituali e il manipolatore – il dalang – è una specie di sacerdote officiante. In Turchia e Grecia invece il teatro delle ombre tradizionali conserva caratteri di teatralità popolare; il repertorio e le rappresentazioni ricordano il nostro teatro di burattini tradizionali, con il protagonista principale Karagöz/Karaghiozos e la sua fedele spalla comica Hacivat/Hadjiavatis che reggono i ritmi comici della commedia. Come tutto il resto del teatro di figura anche il teatro d’ombre contemporaneo si è radicalmente innovato, con l’avvento e l’utilizzo dei nuovi mezzi illumino-tecnici e con la possibilità di impiegare nuovi materiali e nuove tecnologie.